Una terra chiamata Alentejo

Giuseppe Cillis
15 min readJul 5, 2020

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Un racconto fotografico sulla regione portoghese dell’ Alentejo

Il tipico paesaggio alentejano: il Montado. Vista dal Monsaraz

[ENGLISH VERSION (A kind of…): https://medium.com/@giucillis/a-land-called-alentejo-7c97fcfd4700 ]

Josè Saramago racconta l ’Alentejo come una terra polverosa, difficile e avida in un Portogallo rurale che, all’inizio del ‘900, è estremamente povero e disperato. Un’isola lontana con aspirazioni colonialiste ed in cui il termine più usato è “Latifondo”.

Quel Alentejo di Saramago, per fortuna, ormai è un vago ricordo. Infatti, questa regione sta avendo uno sviluppo agro-economico e turistico notevole …ma il paesaggio è rimasto in parte intatto.

Un posto splendido che non può mancare tra le tappe di un viaggio in Portogallo

Quei paesaggi rurali che si ripetono quasi all’infinito in pattern spesso minimalisti che hanno un grande appeal anche fotografico. Inoltre, le cittadine che si stagliano all’orizzonte con le loro mura medievali ed il colore bianco delle loro case, danno l’idea di un luogo in cui lo spazio ed il tempo hanno una misura differente.

Elogio alla lentezza

Il tempo

La concezione del tempo in Alentejo è rimasta quella di anni fa. La parola fretta non esiste e la calma è rimasta una virtù.

Anche se intorno il mondo corre veloce, l’anziano alentejano non rinuncia alle sue giornate passate su una panchina o davanti alla porta di casa cercando di godersi i momenti, l’aria, per riposarsi dal lavoro nei campi e chiacchierare sulle persone che gli passano davanti.

Potremmo imparare anche noi a farlo ogni tanto, penso che non ci farebbe male.

Spesso con aria spensierata, spesso con una sensazione di stanchezza o sconfitta.

Un’ aria che si può respirare in molte aree rurali interne del Mediterraneo (anche nella mia Basilicata).

Mandrie di turisti cominciano a riempire le vie e le traverse dei paesi e cittadine, ma questo non sembra (per ora) scalfire la loro tempra fortunatamente.

Il paesaggio alentejano

Lo spazio

L’ Alentejo è una delle regione più aride d‘Europa. E quando fa caldo… si sente. Questo ovviamente ha determinato l’instaurarsi di una vegetazione mediterranea tipica e che l’uomo ha gestito e modellato a proprio favore.

Enormi plateu su cui ogni tanto fa capolino qualche cittadina di bianco vestita e che spiccano all’interno di un paesaggio dominato da due colori principali: il giallo estivo ed il verde dei restanti mesi. Su questo sfondo monocolore, si stagliano, a densità variabile, querce sempreverdi che, da lontano, sembrano creare delle foreste planiziali. Ma qui di foreste neanche l’ombra. Quello che rimane, appunto, è un paesaggio rurale a pois; dove i pois sono queste querce, sopravvissute ai tagli del passato[il territorio alentejano è quasi tutto privato per cui la gestione forestale è stata storicamente diversa da quella italiana] al fine di fornire ombra e ghiande al bestiame (soprattutto bovino).

Le tipologie di querce sono due. Una è il leccio (azinheira) e l’altra è il simbolo del portogallo, ovvero la sughera (sobreiro) che con il rosso mattone del suo tronco privato della famosa corteccia, rompe la monotia dei colori.

Ecco il Montado, il paesaggio silvo-pastorale dell’Alentejo. Ettari ed ettari di pascoli alberati che si perdono all’orizzonte. Un paesaggio minimal, aspro e difficile, ma che porta con se secoli di tradizione rurale portoghese.

Ma l’agricoltura alentejana non è fatta solo di pascoli. L’olio ma soprattutto il vino, hanno dei sapori forti e dicisi. Vi consiglio di assaggiare qualche vino portoghese … non solo l’Italia e la Francia sanno produrre vini deliziosi a quanto pare. Ma occhio alle quantità!!!

Evora

Come ho scritto prima, qua e la all’interno di questo pattern rurale, spiccano delle zone collinari sovrastate da antiche città fortificate. La più famosa è sicuramente Évora, in cui ho avuto la fortuna di vivere per qualche mese.

Strati di storia romana e medievale si sovrappongono all’interno dell’enorme centro storico patrimonio UNESCO [considerata città-museo dal 1986]. Non è difficile trovare, all’interno degli scantinati delle case, vecchie strutture dell’impero romano che qui aveva un suo centro importante (Liberalitas Julia). Le case a calce bianca (tipiche di molte aree “roventi” del Mediterraneo) per combattere la calura estiva ed i richiami arabi dati dai colori blu o ocra, rendono il centro storico di Evora un piccolo gioiello. Angoli abbandonati si affiancano a zone ricostruite donando a questa cittadina un mix di atmosfera romantica e decadente.

Dedali di stradine e viuzze che si intrecciano a raggiera e che confluiscono tutte nei due punti principali della città: il primo è Praça do Giraldo, un po’ barocca,un po’ liberty, un po’ gotica ma di una notevole elegenza. Il secondo fulcro di Evora è rappresentato dal suo punto più alto, su cui si “sfidano” due simboli religiosi, uno pagano ed uno cristiano. Infatti a poche decine di metri uno dall’altro è possibile trovare il tempio romano dedicato a Diana e la cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta (in pieno stile manuelino portoghese). Due opere perfettamente conservate ed affascinanti.

Ci sono tante cose da raccontare di Evora (le azulejos, Capela dos Ossos, la Stonehenge lusitana, la seconda università più antica del Portogallo, i gatti, i pavoni, i panni stesi, il pollo alla brace (frango) di Porta d’Aviz ecc…) ma farò parlare le foto.

LE ALTRE CITTADINE ALENEJANE

Ho scritto già troppo per cui il resto dell’Alentejo ve lo racconterò solamente con le foto

EVORAMONTE

ESTREMOZ

VILLA VICOSA

MONSARAZ

ELVAS

MARVAO

SUD EST ALENTEJANO

Ah, dimenticavo.

L’ Alentejo non è solamente una meta per i turisti amanti della storia e dei posti dal fascino antico… se proseguite verso sud est in direzione Algarve, potrete ammirare alcuni scorci oceanici fantastici e poco conosciuti. Ed anche farvi un bagno se le acque fredde non vi spaventano!!

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Giuseppe Cillis
Giuseppe Cillis

Written by Giuseppe Cillis

Ricercatore (precario) di paesaggi. Geografo digitale. Mixando vecchie mappe polverose ed i pixel di immagini satellitari. Spettatore in quarta fila

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